L’amore nonostante tutto, il romanzo di Salvatore Saladino

“È solo il cuore che parla” afferma Saso, il protagonista, nella prima pagina del romanzo. E da lì in avanti è sempre il cuore a guidare le sue scelte. Sette anni di vita. Un diario sentimentale, un viaggio dentro l’anima, guidato dalla certezza che solo i momenti del cuore vincono qualsiasi paura, solo per quelli ne vale la pena. Lasciate che questa storia liberi le vostre emozioni, vi lasci col fiato sospeso, respirate a pieni polmoni il vento del cuore che soffia in ogni sua piega. Perché si scrive di amore, nonostante tutto.


Biografia dell’autore Salvatore Saladino (…scritta a febbraio 2008…)

Sono nato a Roma il 29 febbraio 1968 e, fino ai 18 anni, passo da un’infanzia serena ad un’adolescenza in pausa (che una scuola totalmente maschile dalla prima media al quinto scientifico non poteva che peggiorare). Mi iscrivo a ingegneria a Pisa, anche se faccio di tutto tranne che studiare. Torno a Roma (stavolta Economia e Commercio) e mi trasferisco l’anno successivo a Milano, poi Erasmus in Scozia (l’anno più bello!), poi di nuovo Milano. Ovviamente non trovo lavoro dopo la laurea, vinco una borsa di studio per un corso di formazione professionale a Torino, lavoro un anno nell’organizzazione di gare su pista e infine il Master Publitalia mi dà finalmente accesso a un vero lavoro nel settore automobilistico. Le mie prime poesie le scrivo solo nel 1993, dopo essere stato lasciato da una ragazza che amavo alla follia. E vinco anche un premio… Ho corso in macchina, sono stato insegnante di ballo, suono la chitarra, ascolto quasi tutti i generi musicali, mi piace leggere, sono uno sportivo, amo qualsiasi lavoro manuale, adoro viaggiare, il cinema, provare tutti i ristoranti che posso e tante altre cose ancora. “L’amore nonostante tutto” è il mio unico romanzo. La prima parte è stata scritta nell’estate del 2000, le altre tre in un solo mese e mezzo nell’estate del 2007.


Le introduzioni al romanzo “L’amore nonostante tutto”

di Chiara Proietti

Un diario sentimentale. L’intimo desiderio di confessare le proprie passioni ad un amico silenzioso, privo di giudizio, dispensatore solo di pagine bianche da riempire. Il bisogno di scrivere, su tutto e nonostante tutto. La volontà di raccontare un incontro, di descrivere un gesto, di sublimare uno sguardo. L’illusione che quelle stesse pagine bianche e mute, pronte ad accogliere uno stato d’animo, possano in qualche modo anche dare la risposta ai perché della vita. Anche quando una soluzione non esiste e, malgrado questo, la si cerca ovunque. Il protagonista – Saso – scrive per sé, spesso di notte (è come andare sott’acqua, lasciare fuori tutto il resto, un involucro che amplifica la nostra anima, fa venire la pelle d’oca… mi confida in un freddo pomeriggio invernale) non teme di svelare fragilità, mostrare debolezze, tradire egoismi, manifestare inquietudini. Non teme di apparire umano.
La sua scrittura non si compiace, non indugia su facili languori, è immediata e veloce, pur invitando alla riflessione. Un linguaggio che indaga là dove non è concesso farlo, che narra sette anni di vita, un libro che inizia dall’incontro più importante.
Cambia il tempo, non passano gli errori. Un inno all’amore, che assume sempre le stesse sembianze: il volto, i capelli, le mani, il corpo di una donna. Solo chi ama davvero è in grado di disegnare con tale precisione ritratti tanto vicini al reale.
Non potrei mai scrivere di storie non mie, che non mi vedano coinvolto in qualche modo – rivela l’autore – per me scrivere è terapeutico, è uno sfogo, un’esigenza di cui non posso fare a meno. Questo libro nasce per amore, prosegue per vendetta e viene completato per non impazzire. Oggi lo considero la mia salvezza, qualcosa che mi ha aiutato a venire fuori da un dolore che pensavo non superabile, che mi ha cambiato, che mi ha fatto diventare la persona che volevo essere, migliore di Saso…”. Un viaggio dentro l’anima, dunque. Un percorso a volte pericoloso, dove il protagonista si perde e più volte chiede a se stesso quanto può essere grande il cuore di un uomo. Osservate la copertina del libro. È raffigurato un cuore. Il suo. Bianco e puro. Dietro, sullo sfondo, tanti rettangoli. Il cuore ne tocca alcuni, le donne incontrate nel libro. Saso si abbandona negli occhi brillanti e magnetici di Mirubailcuore, è sedotto dal viso scenico di Leinonostantetutto, stordito dal profumo di Occhibelli, accecato di desiderio per LAmoremaispento, ipnotizzato dallo sguardo di Dannosentimentale. Saso adora ognuna di loro. Ha provato sensazioni da togliere il fiato, levare il sonno e perdere la ragione. Sempre alla ricerca di emozioni, sempre tentando di tenersi vivo attraverso la voce di una sirena. Quando sai, senti, che la tua felicità è completamente nelle mani dell’altro. Una vertigine. “In fondo – racconta – le storie d’amore che ricordo come le più belle sono quelle che mi hanno fatto soffrire, che hanno saputo regalarmi momenti indimenticabili e poi mi hanno abbandonato per strada, le storie speciali per le quali piangi, ridi, quelle in cui metti il cuore in mano ad una donna che può darlo ai cani o custodirlo per sempre”.
Qualche volta non è andata. Destino, tormento, mancanza di coraggio. Paura di rimanere solo. Certezza di voler piacere per il timore di non riuscirci. Creatore e carnefice di sentimenti, avviato a sognare l’estasi e insieme portare la distruzione estrema. Il libro non ha un epilogo felice. Nella realtà il lieto fine non sempre esiste. Saso non ne esce da eroe, e questo poco gli importa. Quello che importa invece è la sua capacità di rialzarsi, di credere ancora nella festa dei sensi e dello spirito, di sperare una realtà vicina alla magia. Sa bene che il paradiso è un privilegio di pochi. Sa anche, però, che dietro poche ore di sensazioni si può vedere un mondo intero, e in nome di questo non allontana mai l’idea di mettersi in gioco, a qualsiasi costo, anche della vita. Una continua corsa, una droga forse, “una sorta di ansia – confessa – che mi prende quando perdo il pensiero che una donna, in quel momento, mi stia pensando. Senza questo mi sento perso, la bruttissima sensazione di essere chiuso al mondo, che il mondo non si accorga più di me. Non bastano più gli amici, i genitori, solo di donne stiamo parlando, le uniche capaci di farmi sentire splendido, speciale, meglio di quello che veramente ho sempre pensato di essere. Con la persona giusta, in un particolare momento, scompaiono i nervosismi, le sensazioni rabbiose verso me stesso, la mia parte oscura. È che la persona giusta e il particolare momento sono quasi sempre unici e quasi sempre, la prossima volta, saranno diversi entrambi”. La coscienza che quel particolare momento, e nient’altro, riesca a trattenere la morte, a vincere qualsiasi paura. Tuffatevi in questo libro, ne uscirete solo all’ultima pagina. Alcuni di voi ritroveranno qualcosa di perduto, altri vivranno gli stessi palpiti di Saso, altri ancora ne criticheranno le scelte. L’importante è che vi emozioni, che anche una sola frase vi tenga con il fiato sospeso, che respiriate a pieni polmoni il vento del cuore che soffia in ogni sua piega. Perché si scrive di amore, nonostante tutto.

Chiara Proietti, nata a Roma nel 1975, è storica dell’arte e curatore di eventi culturali. Laureata presso l’Università degli Studi Roma Tre con tesi “Chagall e i dipinti di soggetto ebraico” per la quale ha ottenuto la dignità di stampa, è Cultore della materia “Storia comparata dell’arte dei paesi europei” nella Facoltà di Lettere e Filosofia del medesimo Ateneo. Collabora con diverse testate giornalistiche e coordina visite guidate e itinerari culturali a Roma e all’estero.

di David Baldanzi

L’amore nonostante tutto può sembrare un romanzo perdente in partenza. Non è facile, nel 2008, scrivere una storia il cui protagonista è un maschio, sano, eterosessuale che soccombe ai colpi dell’amore. Salvatore Saladino lo sa benissimo, e decide coscientemente di scrivere un storia narrata da un punto di vista ormai minoritario, marginale, controcorrente. Saso, il protagonista,  ha i lineamenti e le caratteristiche di un uomo che, nonostante i suoi disperati e vani tentativi di razionalizzare la situazione che si trova a vivere, cade sotto i colpi del cuore, senza però farsene travolgere, conservando comunque la propria dignità. O peggio, non porta alle estreme conseguenze questa sua sconfitta. Perdita di identità e violenza, i due estremi entro i quali sembra essere ammesso l’amore del maschio di inizio ventunesimo secolo. Femminilizzazione e psicosi, divise da un oceano di possibilità che la narrativa contemporanea sembra negare al maschio eterosessuale.
Un romanzo, dunque, maschilista? Forse, se con il sostantivo si intende la prospettiva dalla quale è vista la storia. Quindi anche una storia che manca di obiettività? Certo, la versione e la visione della storia è esclusivamente quella di Saso, è il suo cuore che si mette a nudo, ed è la sua ragione che cerca di tirarne le redini, nel tentativo di farlo smettere di galoppare. Nel romanzo c’è il sangue, l’anima di Saso, perché dovrebbe essere una storia narrata con sguardo neutro? Eppure quanti di noi maschi, leggendo il romanzo, si sentiranno scoperti, letti nel profondo, tratti fuori, con la forza delle parole di Salvatore Saladino, dal cono d’ombra entro il quale nascondiamo i nostri più intimi pensieri e le nostre più inconfessabili pulsioni? E dunque, se l’autore ha la capacità di coinvolgere il lettore e farlo sentire in simpatia con Saso, la storia, pur rimanendo in soggettiva rispetto ai fatti, non lo è più riguardo al groviglio di pensieri ed emozioni che sottendono tutto il racconto.
Per quale motivo, allora, una donna dovrebbe leggere L’amore, nonostante tutto? Perché Salvatore Saladino ha composto un inno in prosa alla Donna, quella con la D maiuscola. L’irrinunciabile creatura che, nonostante tutto quello che ci può capitare nella ricerca, è la sola che può aprire le porte dell’Amore, anche questo con la A maiuscola. E Saso è un uomo che fa a pezzi e rimonta la propria vita più e più volte perché crede in una trinità: la Vita, la Donna e l’Amore. Saso non è il maschio fallocrate e materialista che imperversa per i mass-media, ma il sacerdote devoto di un mistero che ha la Vita come origine, l’Amore come obiettivo e la Donna come messia salvifico. Ed è proprio per questo che, come riesce ad amare incondizionatamente, Saso è anche capace di odiare con tutto il cuore la donna che scopre avere la d minuscola, quella che fa l’impensabile per vanità ed egocentrismo. Quella che fa cose che un uomo mai e poi mai farebbe.
L’amore nonostante tutto è intriso di una delicatezza di sentire, di un dichiararsi vulnerabile alle stoccate dell’amore, di un penetrare l’emozione fino a scoprirla sentimento, che ben poco ha di mascolino. Saso sa parlare con parole da uomo e un sentire da donna, trovando il giusto equilibrio linguistico che si scopre essere la lingua dell’amore. Una lingua che tutti sanno universale, ma che pochi sanno davvero intonare e modulare.
In questa lingua l’ironia e un sottile, diafano umorismo fanno parte della narrazione fin quasi a diventare il carattere dominante di tutta la storia. Con sapienza quasi culinaria Salvatore Saladino dosa l’ironia senza mai calcare la mano, dispensa sorrisi senza mai eccedere nella risata. L’espediente che identifica i personaggi della storia ne è un esempio perfetto: le perifrasi scritte senza spazi bianchi che sostituiscono i nomi propri delle dramatis personae, sembrano voler suggerire il nome segreto di ciascuno. La donna che fa perdere la testa al protagonista e che lo “costringe” a scrivere è Mirubailcuore, la fidanzata è Leinonostantetutto, l’amico è semplicemente LAmico. Solo per citarne alcuni.
Fiction o vita vissuta? L’originale e funzionale mimetismo dell’onomastica, così come la precisa scansione temporale dei fatti, lascerebbero pensare ad una sorta di diario sentimentale. Il nome stesso del protagonista è facilmente sovrapponibile a quello dell’autore. Ma come può essere possibile raccogliere nell’arco di sette anni una tale quantità, varietà, intensità di emozioni e vicende amorose? Nemmeno una vita intera! Eppure a me piace pensare che questa sia una storia vera, più che una storia, un viaggio. Che non si ferma al vaffanculo finale, anzi, ne urla la forza propulsiva che non esaurisce le sue energie nonostante le sconfitte e gli errori di percorso. Saso non si lascia piegare dalle evidenze della storia: sa che da qualche parte, in questo mondo, esiste una donna che gli farà conoscere il vero amore, quello che resiste a sismi e cataclismi, a lunghe notti fredde e pericoli di glaciazione. L’amore nonostante tutto, appunto. Saso vince alla fine, e non trova un punto di approdo, ma uno scoglio su cui riposarsi prima di affrontare di nuovo il mare aperto, sconosciuto e imprevedibile dell’Amore.


Estratto della Prima Parte

Prima parte

LETTERA A MIRUBAILCUORE, 10.4.2000

“Ho voglia di sentirti vicino, ti scrivo per non telefonarti, per non provare quello strano imbarazzo ad usare parole che si perdono al ricordo dei tuoi occhi.
Continuo a vederti, mi ricordo i gesti, ogni singolo movimento, espressione, tocco la tua pelle, odoro il tuo profumo, un milione di immagini e sensazioni che appaiono, si ripetono, forti, vive, continuamente.
È successo qualcosa, qualcosa che ti fa stare seduto alla finestra a guardare la pioggia che cade e non accorgersi che è già tardi per l’appuntamento con gli amici, qualcosa che ti fa mettere la sveglia un’ora prima per scappare in ufficio quando ancora non c’è nessuno e scriverti due righe, qualcosa che ti fa pensare che la vita a volte riserva delle sorprese talmente belle da commuovere per la felicità che portano dentro.
Non so quando ti rivedrò, farò di tutto per rivederti, non spaventarti, non andare via, è solo il cuore che parla.”

POCHI GIORNI PRIMA

Ero tornato da un fine settimana lavorativo a Torino, c’ero andato solo col pensiero di dover tornare al lavoro lunedì mattina, ad 800 km di distanza, e cominciare la settimana ancora più stanco di quando ero partito.

A Torino conosco Mirubailcuore, uno di quegli incontri in cui le parole vengono fuori da sole, in cui ogni cosa assume una luce particolare.

Mi ricordo che la sera prima, appena arrivato a Torino, ero andato a fare un sopralluogo al Lingotto per vedere se era tutto a posto e per “brieffare” una delle mie due hostess, LAmicadiMirubailcuore. Le raccontai di cosa si sarebbe dovuta occupare anche se lei poi avrebbe cominciato solo il pomeriggio del giorno dopo, la mattina ci sarebbe stata Mirubailcuore. Le chiavi dello stand restarono a me, quindi l’indomani dovevo essere il primo ad arrivare. Cena volante prima di arrivare in albergo, doccia e poi a dormire, con pochi pensieri.

La mattina arrivo presto al Lingotto, quasi nessuno nel parcheggio, e mi dirigo allo stand. Dopo aver acceso le luci del quadro generale, vedo una ragazza mora venire verso di me. 20 passi: tailleur nero e camicetta bianca, forse di seta, zainetto morbido, cammina con grazia, non seguendo una linea retta e lasciando andare la testa a movimenti delicati, in sintonia con quelli delle spalle. 10 passi: figura snella, perfettamente proporzionata, capelli neri, lisci, luminosi, lunghi fin sopra le spalle, lasciati andare così come vanno, contorno occhi e sopracciglia marcati, a far sorridere due occhi brillanti e magnetici. 5 passi: occhi marroni, più che brillanti, splendenti, un viso bellissimo, sorriso sorriso, mani affusolate e lisce, unghie curate, pochissimo trucco.
S: “Ciao, Saso, Mirubailcuore, vero?”
M: “Sì, ciao, sei…”
E tante parole dopo, tutta la mattina ad occuparci di noi due, quasi assenti a tutto quello che accade intorno. Lei studia, lavora in biblioteca, fa la hostess e qualche piccola parte in video musicali o in qualche fiction, quando capita. Ad un certo punto mi dice che le ricordo una persona di Roma conosciuta a Torino due anni fa.
S: “Come si chiama?”
M: “LExdiLeinonostantetutto, l’ho incontrato sul set di un film in cui facevo la comparsa.”
S: “Fa il truccatore?”
M: “LExdiLeinonostantetutto… una bellissima persona, veniva fuori da una storia con una ragazza con cui viveva insieme, mi sembra si chiamasse Leinonostantetutto…”
S: “…Dio santo, io lo conosco, è l’ex di Leinonostantetutto, io vivo con Leinonostantetutto…”

E già, io convivo con Leinonostantetutto da poco più di un anno… Destino? Leinonostantetutto conosce LExdiLeinonostantetutto su un set cinematografico, lei attrice, lui truccatore, comprano casa insieme, vanno a vivere insieme, lei dopo due anni lo lascia per un uomo molto più grande di lei, sposato, di successo, famoso, ricchissimo e affascinante. Dura un anno, poi io. LExdiLeinonostantetutto dopo Leinonostantetutto va a lavorare a Torino e conosce Mirubailcuore. Si frequentano per quel periodo, resta un bel ricordo. Io vado a lavorare a Torino e conosco Mirubailcuore e a lei ricordo LExdiLeinonostantetutto…

Strana cosa! Ti fa venire in mente come le persone ruotino sempre intorno alle stesse persone, per somiglianze, empatie, sensazioni, tutte quelle cose che ti fanno avvicinare a qualcuno invece che a un altro, che ti vengono incontro camuffate da coincidenze ed invece sono soltanto… non so cosa sono soltanto.

La mattina vola, senza accorgerci di dove siamo o delle persone che ci girano intorno, vola, perché lei al pomeriggio non sarà più qui, e non ci sarà nemmeno domenica, ed io partirò verso l’ora di pranzo, domenica, per tornare a Roma.

M: “Dove pranzi?”
S: “Penso qui, al bar, ti va di farmi compagnia o devi scappare?”
M: “No, devo stare in biblioteca alle due e mezzo ma devo comunque passare a casa a cambiarmi, non posso mica andarci così.”
S: “Allora ti accompagno io in macchina, ci fermiamo sulla strada a mangiare qualcosa, poi tu in biblioteca ed io di nuovo al salone.”
M: “Va bene…”
Va bene? La vedo bellissima, è bellissima e siamo fuori, in macchina, parcheggio e ci sediamo a un bar. Le parole non finiscono mai, i minuti corrono un po’ oltre le promesse e siamo di nuovo sul marciapiede, superiamo la macchina senza accorgercene… “e la macchina? Magari facciamo prima se ti accompagno a casa in macchina.” – “Ormai siamo quasi arrivati, è proprio lì dietro, conviene anche a te andare perché è proprio tardissimo.”
Dobbiamo salutarci, tremo dall’emozione, un bacio è troppo, una stretta di mano è troppo poco, invece ci prendiamo le mani, le stringiamo insieme, non diciamo una parola e ci avviciniamo, in un abbraccio che cancella il pensiero dell’addio, perché l’avrei rivista, avrei fatto di tutto per rivederla.

…non un numero, non un indirizzo, solo un ragazzo e una ragazza che camminano in direzioni opposte continuando a girarsi per trattenere lo sguardo dell’altro…

Non è difficile trovare il suo numero di telefono, è un attimo trovare l’indirizzo, mi ci vuole un’ora per mandarle un messaggio in cui “noi si esce a cena tutti insieme, vieni anche tu?” – “Sapevo che mi avresti richiamato”, mi dice poco dopo, Lo sapevo anch’io…, ma non glielo dico. “Questa sera però ho già preso un impegno per cena con mia cugina ed altri amici, non posso dargli buca.”
No, no, no, vorrei urlare ed invece le dico in tono pacato “noi staremo sicuramente in giro anche dopo, chiamami più tardi così ti dico dove siamo e magari ci raggiungete. Se poi non ti sento, domani vado via a pranzo…”
“Ti chiamo dopo allora, ciao!” – “Ciao.”

Ma come si fa, bastava pensarci solo un attimo, un minimo di razionalità, Torino, Roma, per lei una storia appena finita con un ragazzo di nome Coso ma un amore ancora troppo vivo, poi io e Leinonostantetutto, chi è capace di mettersi in gioco, davvero, per poche ore di sensazioni? Eppure ci vedo un mondo intero…

Mi chiama che abbiamo appena finito di prendere l’aperitivo: “Senti, vengo con mia cugina a cena con voi, però verso le undici dobbiamo raggiungere gli altri che vanno a ballare fuori Torino”, ed io ci vedo un mondo intero…
Ci sediamo a tavola che ancora le aspettiamo, non c’è bisogno di dire niente agli altri, mi lasciano liberi i posti giusti e così siamo ancora l’uno accanto all’altro.
Non riesco quasi a parlare, l’imbarazzo di non poter stare da soli per dirle quello che vorrei, si scherza, si ride ma mi torna troppo spesso in mente il pensiero che domani tornerò a Roma e poi chissà che cosa…
È tardi, dovrebbero proprio andare, a me non va di seguirle in discoteca, sarebbe ancora peggio, ma è Mirubailcuore a tirarmi fuori dall’impaccio rivolgendosi alla cugina con un: “Sono abbastanza stanca, ti scoccia se ti accompagniamo dagli altri così poi Saso mi porta a casa?”
Una mano me la dà anche LAmicadiMirubailcuore che sta a cena con noi: “Sono stanchissima anch’io, accompagni anche me alla macchina?”

Torno in albergo alle quattro del mattino, dopo essere rimasti in macchina per ore, prima al Valentino poi vicino casa sua, a parlare e ad accarezzarci, con il sonno che non arriva mai. Resto stupito, rapito da Mirubailcuore, assente alla mia vita e al mondo intero. Solo lei in testa, un milione di pensieri solo per lei, i messaggi che trovo sul cellulare e continuo a pensare a lei. Questa sera è stata una sorta di momento perfetto, un qualcosa di così emozionante che la voce trema insieme ai pensieri.
Mi avvio a sognare felicità e portare distruzione, creatore e carnefice di sentimenti, tutto nello stesso momento.

10.4.2000 – 16.4.2000

Difficile tornare a casa, a Roma, nonostante la stanchezza per aver dormito poco e per aver guidato tutto il pomeriggio. Mi rifugio direttamente ad una festa di compleanno di un amico e ci rimango fino all’una di notte prima di decidermi. Bisogna andare…
Leinonostantetutto sta già dormendo, apre gli occhi solo per salutarmi, faccio in fretta, mi metto a letto anch’io, sveglia alle sei e mezzo per andare in ufficio. Leinonostantetutto ancora dorme…

Non sarei dovuto tornare a Torino il successivo fine settimana, ho fatto di tutto per tornare a Torino quel successivo fine settimana.

Non c’è che dire, passo le giornate senza riuscire a lavorare, non rispondo al telefono, penso solo a quando richiamarla o a quando mi richiamerà lei. E ci chiamiamo, ogni telefonata è un po’ salire, un po’ scendere, un po’ non si sa. Perché tutto è nato senza nascere, in una sorta di timore di perché è troppo presto, troppo forte, troppo lontano, troppo perfetto.
Una poesia che diventa tanto più bella quanto più i suoi attimi appaiono incomprensibili.
Al capo dico che è molto importante che vada su per il fine settimana di chiusura del salone, in fondo avrei lavorato sabato e domenica, un altro motivo per non farmi dire di no…
Leinonostantetutto in tutto questo quasi non c’è: molto nervosismo a casa, torno sempre tardi quando potrei non fare tardi e stanchissimo anche se non lo sono, i pensieri sono più per la felicità di rivedere Mirubailcuore che per il dolore che darei a Leinonostantetutto nel lasciarla, è tutto incoscienza, fuga dalla realtà, novità, voglia.
E gli amici? LAmico mi capisce, lo sa già, c’è chi mi insulta, chi mi ascolta, chi mi dice che sono il solito squalo ma va bene così, ad altri non ne parlo, i colleghi sanno le cose prima ancora che succedano ma mi vedono a tremila, forse mi sarei dovuto tenere tutto dentro per rispetto a Leinonostantetutto ma tanta felicità esplode, e distrugge.

Durante il fine settimana Mirubailcuore mi dedica tutto il suo tempo, usciamo da soli, in compagnia, sempre abbracciati, sorridenti, giocando come giocano due innamorati, eppure c’è un’ombra su tutto questo, c’è sempre Coso, il ragazzo che si è appena lasciato con Mirubailcuore, quello del quale Mirubailcuore è ancora innamorata…
La senti vicina, poi subito dopo si allontana, riesce ad essere dolcissima e cattiva allo stesso tempo, un modo di fare terribilmente affascinante e doloroso nella sua sincerità, un continuo volare in alto e cadere giù, mi fa male, mi fa male. In fondo le storie d’amore che ricordo come le più belle sono quelle che mi hanno fatto soffrire, che hanno saputo regalarmi momenti indimenticabili e poi mi hanno abbandonato per strada, le storie speciali per le quali piangi, ridi, quelle in cui metti il cuore in mano a una donna che può darlo ai cani o custodirlo per sempre.
E questo è un errore imperdonabile, non parlo di donarsi all’altro, ma di credere davvero nell’amore romantico, quello impossibile, perché a innamorarsi di fantasmi si perde la strada e per strada si perdono anche tutti i cuori che l’amore te lo hanno regalato davvero, mai fino in fondo apprezzato, forse goduto, alla fine sciupato.

Perché non riesco a fermarmi? Cerco continuamente di piacere per la paura di non piacere… Banale, terribilmente stupido, stupendamente umano.

LETTERA A MIRUBAILCUORE, 16.4.2000

In albergo, la mattina prima di partire, scrivo a Mirubailcuore qualcosa da lasciarle prima di salutarci un’altra volta…

“Beh, ciao!
Mi sarebbe piaciuto di più salutarti con un “vengo a prenderti alla stazione venerdì”, ma prima o poi alla stazione verrò a prenderti davvero. Avrei voluto svegliarmi questa mattina e trovarti accanto a me, con la voglia e l’incoscienza di chi sa di vivere un sogno. Impazzirei di felicità se adesso, andando via, chiudendo il portone dietro di te, immaginassi che ti sto ancora guardando, che ti sto ancora trattenendo e riaprissi quel portone, senza nemmeno darmi il tempo di rimettere in moto la macchina.
Ci abbracciamo, stretti, i cuori che battono, talmente stretti, i cuori si toccano, non ti lascio più andare via, non andare più via…
Mi mancherai da morire Mirubailcuore, mi manchi già adesso.”

Piango scrivendo questa lettera, le lacrime sono vere, tremo, è tutto vero…

LEINONOSTANTETUTTO

La conosco una sera di fine settembre a casa di LAmico, il mio migliore amico. Avevamo organizzato con un po’ di amici, in taverna c’è il forno a cupola e LAmico se la cava abbastanza bene quando si tratta di cuocere la pizza. Io ci vado insieme a Uelà, una delle ragazze con cui uscivo in quel periodo molto “single”… Forse sarebbe venuta una ragazza di cui sapevo qualcosa solo perché una volta l’aveva vista un mio amico al mare e mi aveva raccontato che lei non usciva mai con noi perché frequentava un altro giro, “bella gente”… In pratica lei era l’amante di un uomo molto più grande di lei, un tipo importante nel suo settore, anche famoso. Nel mio immaginario la pensavo una di quelle strafighe che vanno coi vecchi ricchi babbioni e che comunque sono inarrivabili per gente dal portafoglio e dalla vita “normale”. E per questo terribilmente attraenti. Indipendentemente da come l’avessi trovata, sapevo che ci avrei provato, un fatto mentale. Il periodo era perfetto, le ragazze non mancavano, autostima a mille e Leinonostantetutto sarebbe stata la ciliegina.
Quando arrivo lei è già lì, seduta accanto al tavolo ma con la sedia rivolta verso la stanza, tutti gli altri in piedi a far conversazione o ad aiutare LAmico. È diversa da noi, la porta da cui entro me la fa trovare di spalle, tailleur nero, autoreggenti, scarpe da battaglia e capelli da urlo, veramente bellissimi. Prima impressione da 10… Saluto LAmico, poi gli altri, con la sua amica che non fa in tempo a presentarci perché faccio prima io, e la saluto con calma. Cavolo, sotto la giacca solo un push-up di quelli seri che offre un decolté che ti ci cadono gli occhi per forza. Viso molto scenico, occhi nocciola molto grandi, splendido taglio di sopracciglia, naso appena accennato (tutto il contrario del mio) e un bel sorriso. Insomma, elegantissima, accessori perfettamente abbinati, bella, gran classe, davvero notevole!
Cerco di essere quanto più indifferente possibile, e in questo Uelà mi aiuta parecchio, molte attenzioni per lei e più di due chiacchiere con Leinonostantetutto. Uelà è una di quelle ragazze “top” per il gruppo, l’insegnante di aerobica, step e aquagym delle due palestre più “in” della Roma che va al mare ad Ostia. Sapete, quelle dal fisico veramente strepitoso, di quelli che ti fanno venire in mente pensieri di una inesauribilità sessuale assoluta, considerata intoccabile a causa del suo ragazzo storico, un palestrato decisamente geloso.
In più l’amica di Leinonostantetutto, dopo avermi conosciuto, le parlò molto bene di me, insomma, credo le piacessi. Un po’ di tempo più in là, le disse invece che ero un tipo assolutamente inaffidabile, danno totale, stare alla larga. Insomma, se Leinonostantetutto doveva notare qualcuno, dovevo essere io.
Ma Leinonostantetutto va via presto, di fretta e quasi non mi saluta ma le parole qualcosa lasciano, ne sono sicuro, vedremo con calma. Qualche giorno dopo mi faccio lasciare il suo numero e riesco a chiamarla solo due settimane dopo. Mi ricordo anche che la sua amica mi richiamò per dirmi che a Leinonostantetutto non era piaciuta affatto la storia che lei si fosse permessa di lasciare il suo numero proprio a me…
Andiamo al cinema, è rarissimo che la prima volta che esco con una ragazza vada al cinema, ma Leinonostantetutto è una vera appassionata quindi… cinema! Non la bacio la prima sera, anche se tutto va perfettamente, ma ci lasciamo con un appuntamento per due giorni dopo.
La seconda volta che ci vediamo la invito a cena, nel senso che è lei a cucinare per me, a casa mia, e poi facciamo l’amore. Stiamo quasi per addormentarci ma lei si alza di soprassalto e, chiedendomi scusa, raccoglie le sue cose e scappa via… Non ci ho pensato più di tanto, sono rimasto a letto e sono piombato in un sonno profondo quasi subito.
Quando la chiamo il giorno dopo faccio finta di niente, lei è sorridente al telefono, contenta di sentirmi e questo basta. Insomma, cominciamo a vederci sempre più spesso, quasi fosse una storia. Peccato che io mi veda anche con altre ragazze, e Leinonostantetutto doveva essere una di loro, non una speciale più di loro. Col passare del tempo, quasi senza accorgermene, scompaiono tutte, resta solo lei e io che comincio a innamorarmene. Questa cosa è unica: mi sono sempre innamorato di una ragazza prima ancora di baciarla, con Leinonostantetutto no, mi dava quasi fastidio il fatto che stesse succedendo senza che avessi provato quello scatto di passione iniziale, eppure lei è importante, sempre più importante e non riesco a evitarlo. Anche il suo modo di fare è unico. Oggi lo definisco così, all’epoca mi era sembrato “atipico”, anche comodo, semplice, sereno. Ecco, sereno, di una donna che sembra sapere già tutto, che è sempre lì, che sa stare in silenzio al momento giusto, che sa sorridermi anche quando io stesso mi prenderei a schiaffi, che sa sopportare i miei scatti di nervosismo e preparami subito dopo una splendida cena, senza rancori, gelosie, musi… Fantastico, mai avuta una donna così! Questo me l’ha sempre fatta apparire come quella parte di maturità che mi manca, quella serenità che deriva dalla consapevolezza di credere nelle proprie scelte e di averle percorse in un cammino limpido, onesto, senza rimpianti.
Un giorno la lascio un’ora sola in casa e, per controllare una cosa che le aveva chiesto una nostra amica al telefono, apre la mia agenda. E scopre tanti nomi, ed episodi, prima di lei e con lei, e continua a leggere, e le salgono le lacrime e quando torno lei non c’è più, solo un’agenda aperta sul tavolo…
Questa cosa succede dopo un mese da che ci eravamo messi insieme e, nonostante le mie “situazioni” non si fossero ancora del tutto esaurite, io non volevo perderla, non volevo che la nostra storia finisse.
Non ricordo esattamente quel che feci per farle capire che l’amavo, che non doveva scappare via a quel modo, ricordo però che la convinsi a passare un fine settimana con me in Umbria e ricordo che una notte, a letto insieme, le proposi di venire a vivere da me. La sua reazione fu diversa dal solito, nel senso che fu diversa da come me l’aspettavo e ci rimasi male. Lei non solo non esplose di gioia, anzi, più che perplessa non era affatto convinta. E io, da bravo bambino che ottiene sempre quello che vuole, le serbai un rancore che mi porto dietro ancora oggi, anche se so benissimo che non avrei dovuto nemmeno pensare queste cose, solo offensive nei riguardi di una persona che avevo ferito pochi giorni prima, noncuranti del dolore e dei dubbi che a quella persona avevo ormai lasciato addosso.
Comunque Leinonostantetutto venne a vivere da me e la nostra storia, a parte il fatto di non scrivere più nulla nella mia agenda, non cambiò di molto. Ci aspettavano due mesi sereni, giorni in cui tornando dal lavoro ero felice di trovare lei e il suo sorriso ad accogliermi, ero felice di poterle restituire lo stesso sorriso, di darle una mano a preparare la cena, a lavare i piatti e a portarle un film che avremmo visto accoccolati sul divano.

ROMA, 18.4.2000

Ieri sono partito da Torino alle 4 e mezzo del mattino per essere in ufficio, a Roma, prima dell’ora di pranzo. Una pioggia incessante fino a La Spezia, gli occhi lucidi, ogni tanto, e il desiderio di Mirubailcuore, sempre.
Al lavoro è pesante, mi sento con LAmicadiMirubailcuore poi un messaggio di Mirubailcuore. Il primo sorriso della giornata. La chiamo, dopo un po’ la chiamo un’altra volta. Mi chiama anche Leinonostantetutto, un milione di volte, telefonate brevi perché mi viene da piangere a pensare a Mirubailcuore. Non chiamo Leinonostantetutto.
Chiamo LAmico, gli lascio un messaggio in segreteria per farmi venire a prendere ed accompagnarmi a casa. Speriamo ci sia traffico, ho bisogno di parlare un po’.
“Dio come sono stato bene, in fondo non è successo niente, non siamo andati a letto insieme, pochi baci, sì e no la prima sera, ma c’era quella voglia, quelle sensazioni… Ho tremato tutto il tempo, l’emozione, non si può pensare di passare due ore in albergo a scrivere poche righe da darle la sera, l’ultima sera, e fermarsi a metà, a piangere sul tavolino.”
LAmico mi ascolta, è bravo in questo e un giro in macchina ci ha sempre accompagnato nelle nostre confidenze. Mi viene in mente una cosa che ho detto ieri sera… “Quando poi uno si mette a fare confronti allora è finita in partenza. Continuo a vederla, immagini che si ripetono, non si fermano mai e tutto il resto è grigio…”.
Tutto il resto è grigio… “Come posso pensare di passare Pasqua con Leinonostantetutto, come faccio a farci l’amore, ma chi se la sente?”. Parlo a LAmico di altri due episodi che mi hanno fatto battere il cuore in quel modo, di una ragazza di Piacenza, conosciuta anche lei a Torino e sparita dopo pochi giorni, poi di un’altra che ha voluto fare l’amore con me in macchina la prima sera, per istinto, voglia, passione, poi spaventata, troppo giovane, ha tirato su un muro e non l’ho più rivista, ora Mirubailcuore, anche lei bellissima, ma qui siamo in due, lei l’ho toccata davvero e tutto il resto è grigio…
Bellissima… “Ho voglia di tornare a brillare, di fare le cose che mi piace fare, suonare, scrivere, essere cercato dagli amici, ho bisogno di quelle emozioni che mi facciano sentire vivo. Non è possibile che quando prendo la chitarra Leinonostantetutto alzi il volume della televisione. Non posso mettermi a scrivere perché non scriverei di lei. E tanto Mirubailcuore non ci sarebbe comunque. Forse Mirubailcuore ha ragione quando dice che mi è servita come “scusa” per ricominciare daccapo la mia vita.”
LAmico non sa se essere spaventato o contento di quel che sto dicendo, quello che Mirubailcuore mi vuole vendere come una “scusa” è solo non volersi caricare di una responsabilità non sua, il fatto che io possa lasciare Leinonostantetutto per lei… LAmico sa che non sono il genere di persona che sfascia la sua vita per poi maledire l’altra che non lo ha accolto, ma questo Mirubailcuore non lo sa, a questo Mirubailcuore non può credere.
“Qualcuno che è capace di sconvolgerti gli equilibri, di farti pensare che sia meglio buttarli tutti a mare, di farti gioire dell’infelicità che andrai a provare una volta partito, non capita tutti i giorni.”
Come non capita tutti i giorni di avere accanto una donna che ti ama, e questo lo pensiamo in due ma non ce lo diciamo, in fondo ci conosciamo troppo bene, lui per sapere che lascerò Leinonostantetutto, io per sapere che tutte le parole che avrebbe potuto dirmi non mi avrebbero impedito di lasciare Leinonostantetutto.

Arriviamo a casa, Leinonostantetutto è già a casa. Mi apre la porta e la vedo bella, non me lo aspettavo, non lo volevo.
Non so se sono stanco davvero o se continuo a farmi vedere stanco più di quel che sono per mangiare, andare a dormire e scappare via di casa la mattina dopo.
Quando stiamo per andare a letto lei si siede dalla sua parte sfilandosi il maglione e la maglietta insieme, fa sempre così, rimane solo con le mutandine dandomi la schiena e mi piace da morire. Mi viene voglia di fare l’amore e scappo in bagno, stupito, impaurito, per guardarmi allo specchio e chiedermi se ne ho voglia o è solo una reazione, uno sfogo di tutta la tensione accumulata pensando a Mirubailcuore.
Mi sdraio accanto a lei, stretto, le scivolo sopra senza fare sentire troppo il peso del mio corpo e la bacio, la accarezzo, le scopro il seno facendo cadere la spallina della camicia da notte, in seta, bella come sempre, giù sul suo braccio…
Quella spallina non arriva a superare il gomito, Leinonostantetutto non fa quel movimento bellissimo che comincia quando il mio dito trascina quel pezzo di stoffa appena oltre la curva del gomito, che si alza, la mano lo segue quasi non appartenga a lui e ricade, morbida, prima con le dita poi con tutto il calore del palmo, sui miei capelli, il collo, la schiena fino a premere più giù, tirandomi a lei ed inarcando leggermente il collo.
L: “Sdraiati qui accanto, accoccolati…”
S: “Ho voglia di fare l’amore”
L: “Ma sei distrutto, ti senti male, non me l’aspettavo, dici sul serio?”
Mi viene da piangere, sono ancora eccitato, sono ancora di più sconcertato e mi fermo a guardarla fissa senza dire una parola. Mi vengono in mente fantasmi di persone che non conosco, mi torna in mente Mirubailcuore, penso che non si può essere così stupidi da pensare che mi sia venuta voglia di fare l’amore solo per far piacere a lei, perché è una settimana che manco da casa, perché è una settimana che non facciamo l’amore.
L: “Lo facciamo domani, che hai?”
Silenzio, sguardo fisso.
L: “Che hai, per favore, dì qualcosa…”
Penso che potrei dirle di non vederci per un po’, invece le dico soltanto “mi fai passare che mi rimetto di là… per favore…” e contemporaneamente penso che ho ancora voglia di fare l’amore con lei.
Mi addormento pensando di passare la Pasqua con Mirubailcuore, di passare la Pasqua con Leinonostantetutto, di passare la Pasqua da solo magari facendo qualche telefonata a qualche ex soltanto per passare qualche ora, nudi, su un letto.

Probabilmente farò l’amore con Leinonostantetutto questa sera, magari appena tornato a casa, senza dire una parola, forse durerà troppo poco perché ho troppa voglia, oggi non sentirò Mirubailcuore, mi piacerebbe fare l’amore con Leinonostantetutto un’altra volta dopo cena, non è mai stato così, mi capita sempre così quando sto per perdere una persona, quante volte è stata la volta più bella solo perché pensavo che fosse l’ultima volta…
Poi ci si lascia, poi si sta peggio, tornano in mente le ultime sensazioni, che non sono mai state le sensazioni del durante, ma della fine. E non ricordi, sei confuso, stordito. Poi si torna insieme, e torna la noia.

Mi piacerebbe sapere se le manco, a Mirubailcuore intendo. In fondo oggi è l’unica cosa importante, sapere se dopo tre sere passate insieme io le possa mancare nelle sere a venire. Una sorta di assicurazione mentale che giustifichi me stesso e quello che sto per fare. La verità è che io so di mancarle, so anche che non sono il solo nei suoi pensieri, so che non si fiderà di me, so che una storia insieme non me la regalerà mai. Eppure questa possibilità inseguo, e lasciare Leinonostantetutto non può lasciarla indifferente, non può non lasciarle il dubbio che tutto questo valga un po’ di fiducia. Un sentimento così grande deve vincere su tutto quello che sono i pensieri del “te l’avevo detto”. Non lasciamo nulla di intentato allora, sogniamo la storia a lieto fine in cui l’amore di uno basta anche per l’altro, sogniamo la storia che non esiste, quella che può vincere sull’evidenza di tutte le cose.

Coso va in Egitto a Pasqua, Mirubailcuore mi dice che passerà una Pasqua tristissima, io ho paura di passare una Pasqua tristissima…

È meglio che lavori un po’ qui in ufficio!


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